Africa 1947 - Le vicende di 3 viaggiatori (viaggiatori, non turisti) americani in Africa una coppia di artisti in crisi, Kit e Port e l'amico George si recano nel Nord Africa. Partendo da Tangeri percorrono un lungo itinerario che li porta nei luoghi dove l'Africa è più ostile, danaroso ed invadente.
Il loro matrimonio ha superato l'ora del tè da un pezzo e adesso, con questo itinerario tra le dune africane, tentano di rifarlo bollire riaccedendo la fiamma della passione. Così tra tempeste di sabbia, di mosche e un calore insopportabile Kit segue Port che sembra scappare da se stesso, toccando una città dietro l'altra. Lo scopo è anche quello di seminare George il terzo incomodo che cerca di insidiare sua moglie con la sua ardente ma vuota bellezza e il suo sorriso fasullo.
Kit crede di poter riaccendere il desiderio, resiste come un bastione alle avances ardite del più giovane che le regala momenti di spensieratezza ma poi ... quando finalmente rimane sola con il marito Port, scatta qualcosa che porta ad un ravvicinamento; durante il viaggio i tre si dividono. Port si ammala di tifo e muore dopo lunga agonia. Rimasta sola, Kit si accoda ad una tribù di tuareg il cui giovane capo, Belgassim, la prende come sua concubina.
Kit crede di poter riaccendere il desiderio, resiste come un bastione alle avances ardite del più giovane che le regala momenti di spensieratezza ma poi ... quando finalmente rimane sola con il marito Port, scatta qualcosa che porta ad un ravvicinamento; durante il viaggio i tre si dividono. Port si ammala di tifo e muore dopo lunga agonia. Rimasta sola, Kit si accoda ad una tribù di tuareg il cui giovane capo, Belgassim, la prende come sua concubina.
A Kit, ormai sola in un Paese sconosciuto e fatto di continui adattamenti, non rimane che integrarsi con la nuova sorte e con la gente del posto. Si fa prelevare dai tuareg a bordo di un cammello e finisce per diventare la concubina del loro capo che la fa sua. Ovviamente, pochi sanno che sotto i veli del vestito si cela una donna bianca. Egli infatti la tiene segregata sino alla liberazione per mano di una delle sue concubine, gelosa dell'occidentale. Prostrata e dopo varie peripezie si ritrova nell'ospedale di Tangeri dove viene rintracciata da un'esponente dell'ambasciata americana...Ma la sua esistenza è oramai spezzata dalle esperienze vissute.
Film forse eccessivamente lungo (2:46) )ma ben recitato da un’ottimo cast (Malkovic in primis) e con impagabili panoramiche nello stile di Bertolucci che ce le dona nelle carrellate a lungo campo sui fantastici volti della natura selvaggia e desertica. Mi ha fatto pensare a IO BALLO DA SOLA.
Bertolucci descrive il senso della vita quando questa non ha più necessità di esistere. Una metafora sul disfacimento della cultura occidentale retta su un drammatismo narrativo dove l'elemento prioritario è rappresentato dal deserto, simbolo della lontananza e di malinconica solitudine.
Cit: “A volte penso che questo sia il nostro vero errore: credere di avere tutto il tempo che vogliamo. Che il tempo in realtà non esista..” Kit
Io trovo che Bertolucci abbia confezionato grandi film, ma a tratti si sia perso in sole confezioni.
RispondiEliminaIo ballo da sola e Il te nel deserto fanno parte di questa categoria, dalle mie parti.
Insomma, grande tecnica ma un pochino di voglia di bottigliate me la suscitano! ;)
ti do ragione in quanto almeno il tè nel deserto e a tratti io ballo da sola non rendono, in un quasi tentativo di faro lo sofisticato... io lo preferisco audace e anticonformista come in The Dreamers e in Ultimo Tango a Parigi...
RispondiEliminaTi lascio l'onere di bottigliarlo a piacere sto film :)
Ultimo tango a Parigi mitico.
RispondiEliminaQuesto lo bottiglio appena lo rivedo, in nome tuo, se vuoi! ;)