La Mia Vita e le sue Infinite Sottotrame… mentre Vivo momenti di Confusione tra Realtà & Cinema!

sabato 12 marzo 2011

The Road











INCIPIT: All'inizio non avevo il coraggio di guardarlo, dopo i primi 5 minuti mi sembrava tutto così cupo e triste... così gli ho dato tempo, o meglio mi sono data tempo! Ho iniziato ad guardarlo e mi ha sorpreso, mi ha rapita, mi ha conquistato l'amore ai tempi della catastrofi apocalittiche.



Siamo in una Terra senza Sole, tutto è diventato grigio, deserto e  freddo abitato da pochi sopravvissuti. Un padre e un figlio attraversano il paese degli Stati Uniti, a piedi, nel tentativo di raggiungere il sud e un clima più mite. Nel loro percorso, incontrano bande di criminali armati e cannibali, malati, moribondi e ladruncoli. Durante il viaggio, il padre, spinto dall'istinto di sopravvivenza, diventa cinico ed egoista, mentre il figlio rimane buono e generoso, aperto ad aiutare chiunque incontrino per strada (persino il ladruncolo che li aveva privati di tutto).



The Road, ispirato al romanzo La Strada scritto da Cormac McCarthy




Padre e figlio procedono dietro a un carrello e dentro "una notte più buia del buio e un giorno più grigio di quello passato". Una guerra o forse un'apocalisse nucleare ha terminato la natura e le sue creature: gli alberi cadono, gli uccelli hanno perso l'intenzione del volo, il mare ha esaurito il blu, gli uomini non sognano più e si nutrono di uomini e crudeltà. Resistono alle intemperie e agli assalti dei disperati con due colpi in canna e il fuoco dell'amore. In viaggio verso sud,padre racconta al bambino la sua vita a colori, piena di musica e della dolcezza di sua madre, che egoisticamente si fa inghiottire dalla notte e dalla paura di sopravvivere
Tutto il film si incentra sulla relazione padre-figlio dentro un mondo estremo, un ambiente post- apocalittico di cui non si saprà mai niente, tranne che nel pensiero o nel sogno dei protagonisti.
 Si muovono nelle lande desolate, resistendo alla crescente solitudine e ai morsi della fame. Che gran fortuna trovare, seppur per breve tempo un bunker antiatomico in stile anni sessanta-guerra fredda: dove poter , mangiare, pensare, dormire senza paura ma soprattutto sorridere!

Viggo Mortensen mi ha colpito per la sua interpreatazione, è un padre "sempre in campo" scandito da urgenza e dolcezza, è un genitore che si racconta, evocando nei flashback "a colori" momenti intensi di vita "navigata", è ancora fonte di (in)formazione e conoscenza per quel figlio che trasforma nell'epilogo da oggetto passivo di "cure" a soggetto emancipato, avanzato, civilizzato. Ottima l'interpretazione fisica dei protagonisti... rappresentare la sofferenza fisica e la fame non è sempre facile!
Un figlio che si ingigantisce nella sua presenza e dentro l'ultimo primo piano che lascia fuori campo l'America, un mondo dove gli spietati sopravvivono ma dove si può (ancora) scegliere di abbandonare la vita o di restare in vita.
Nel grigio di un quotidiano svuotato di ogni certezza si alternano momenti di tensione, commozione e addirittura speranza. Perché questa pellicola, a differenza di quello che si è detto e si continua a ripetere, ha molta più fiducia nel futuro di quanto si possa immaginare. 

Un senso di desolazione che ti perseguita! un film che cerca di dare speranza in un mondo senza futuro! 


2 commenti:

  1. Il film mi era piaciuto molto, ma il libro secondo me è un vero capolavoro!

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  2. Il libro è una bomba, anche se il Capolavoro di McCarthy per me resta Meridiano di sangue.
    Il film ancora mi manca, ma rimedierò presto!

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"I'm looking for the truth. The audience doesn't come to see you, they come to see themselves" - cit.